mercoledì 2 settembre 1998

Il disturbo narcisistico di personalità.

Il disturbo narcisistico di personalità.
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Il disturbo narcisistico di personalità.
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""" NARCISO.

Il protagonismo, il presenzialismo, lo sgomitamento per apparire,  la capacità di manipolare gli altri e i loro sentimenti sono le tante, pericolose facce del narcisismo.

Privo di empatia, centrato solo su se stesso, il narcisista usa e butta via, si attribuisce meriti non suoi, non si assume responsabilità, non si pone il problema del confine tra il bene e il male,  segnala lo psichiatra americano Scott Peck.

E non soffre per il dolore che provoca. Visto in quest'ottica, il mondo ci può fare paura: è narcisista la rockstar che vive dei fan in delirio, il politico  che seduce l'elettorato per ottenerne il consenso, il grande finanziere alla Michael Douglas, che nel sequel di Wall Street usa la figlia e il suo compagno per dimostrare a tutti di essere il migliore.

Ma il narcisista è soprattutto un serial killer psicologico, capace di distruggere il 90% delle persone che hanno a che fare con lui.
 
Che fare, allora? Fuggire?

No, dobbiamo imparare a riconoscerlo, a difenderci e a convivere con lui senza danni.
 
Piccola guida pratica.

I SEGNALI.

Riconoscerli narcisista? Del tipo "basta parlare di te, ora parliamo di me", con cui è incredibilmente difficile vivere?

Tuttavia riconoscerli è meno facile di quello che sembra,

"In certi casi il loro comportamento sembra seduttività o addirittura carisma.
 
Nella realtà si tratta di persone egocentriche, pronte a mentire, a sfruttare il tuo corpo e il tuo sapere.

In cambio, ti concedono il diritto di ammirarli. In una relazione non hanno progetti, se non quello di sentirsi speciali. Ci sono due tipi di narcisisti: uno esibizionistico, consapevole o inconsapevole, perciò più facile da individuare perché coltiva in maniera plateale la propria onnipotenza e desidera l'invidia degli altri, e uno nascosto, ipervigile.
 
C'è l'istrione che gesticola, litiga e si crea un pubblico.

C'è l'isterico che piange, cerca di ottenere compassione. Questi modelli sono molto televisivi. Ma è il web che esalta l'onnipotenza con il mito dell'interconnessione e l'infinità dei contatti".
 
Perciò, quando vediamo uno che si sente il migliore, il più desiderato dovrebbe scattare un campanello d'allarme. E invece? "Spesso siamo complici involontari del narcisista, un po' perché lo ammiriamo e vorremmo essere come lui un po' perché ci sentiamo gratificati dalla sua attenzione, e un po' perché speriamo di cambiarlo con la nostra dedizione".
 
Per riconoscere il narcisista bisogna osservare le persone che fanno parte della nostra vita:
 
"Certi atteggiamenti, come il disprezzo per gli altri, il perfezionismo ossessivo, l'ansia di controllo, la mancanza di scrupoli sono tipici. Come pure chiedere continue prove di fedeltà mai contraccambiate".
 
Deve essere chiaro che il narcisista non è felice: vive di emozioni riflesse, non riesce a innamorarsi, a
uscire da un atteggiamento "consumistico".
 
Al primo no, può cadere in depressione, avere esplosioni di rabbia. Non c'è dubbio che sia pericoloso.

LE REGOLE DA SEGUIRE.
 
Arginarli, chiediamoci subito: "Che cosa vuole da me?" Ecco una serie di regole per uscire sani e salvi dal contatto con un narcisista:

1. Non sperate di cambiarli. Sono convinti di avere ragione, perciò non fanno autocritica. Devono avere l'ultima parola. Lasciategliela.

2. Sul lavoro, niente aspettative. Non pensate di essere compresi per ciò che fate, per il tempo che dedicate, per la fatica: non immaginate di trovare solidarietà. Semplicemente il narcisista non li vede. Siete voi che dovete essere assertivi. Esempio: state risolvendo un problema urgente e non avete ancora pranzato.
Pensate: si renderà conto che devo ancora mangiare? No. Siete voi a doverlo dire e presidiare il vostro spazio, difendere i vostri diritti.
 
3. Non badate alle loro giustificazioni. La colpa è sempre degli altri. Criticarli può avere un effetto boomerang. Piuttosto, seguite i vostri obiettivi lasciandogli la scena: sono interessati solo a quella.

4. Non fatevi manipolare. I narcisisti sfruttano la vostra capacità di empatia per ottenere il massimo. Smettete di sentirvi in debito.

5. Fate ricorso alla rabbia assertiva. I narcisisti suscitano inevitabilmente rabbia. È sbagliato lasciarsi sopraffare dalla collera, ma anche reprimerla e rimuginarci sopra. Difendete le vostre convinzioni e siate irremovibili nelle vostre scelte.

6. Non diventate come loro. L'egoismo genera egoismo. Se avete un narcisista tra i vostri amici, non smascheratelo. Ma fategli capire che potete anche smettere di  frequentarlo.

7. Prendete il buono che c'è in loro. In un gruppo tendono a imporre la loro volontà, ma spesso sono anche divertenti. A volte hanno buone intuizioni, diventano capi d'azienda, uomini d'affari. L'importante è mantenere la propria capacità di giudizio.

L’ANALISI:
 
"Chi ha come compagno un narcisista deve sviluppare un egoismo sano e una forte indipendenza. Lui è un divo, un seduttore, l'ammirazione non gli basta mai, non ha tempo per coltivare una relazione.

L'unico modo per creare gli anticorpi è non avere bisogno di lui e non sviluppare meccanismi di dipendenza. Non pensare che lui cambierà per amore". C'è un momento di illusione pericolosa, all'inizio di ogni storia, un momento di aspettative e di scelte. "Non bisogna rinunciare al lavoro, alle amicizie, agli interessi, non bisogna sacrificare le proprie autonomie costruirsi un mondo. Questo vale sempre, in ogni coppia, ma nel caso del narcisista è  indispensabile. Come è indispensabile sapere che devi stare dietro le quinte, lasciargli la scena". E poi, attenzione: il narcisismo nasce come difesa, come cura per una ferita affettiva nata probabilmente durante l'infanzia, che più tardi può diventare una vera e propria malattia, un delirio di onnipotenza e autosufficienza.
 
"Stare accanto a un narcisista significa capire quando la frustrazione lo spinge verso una pericolosa deriva che porta alla depressione o addirittura alla dipendenza dalla droga, considerata una 'cura': è uno dei pochi casi in cui si riesce a intervenire con una terapia", "Ma significa anche usare il perdono, come ultima arma, per disinnescare il meccanismo della rabbia". """

Fonte Diritto e Psicologia, qui:

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