Nel giorno del primo maggio 2013, festa religiosa di San Giuseppe Artigiano e festa civile o laica dei lavoratori di tutto il mondo, sento di parteciparvi solo quanto qui segue e mi scuso di cuore, se non sarò riuscito a trovare di meglio o di più degno per voi.
L'Art.18 (per chi non lo sapesse, quando si parla di Art. 18, ci si intende riferirsi all'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, ...elaborato verso la fine degli anni 60 e, poi, recepito nella relativa legge del 1970, da un altro grande ed onesto uomo, nonchè degno figlio d'Italia, che si chiamava Gino Giugni, il quale di professione faceva il giurista del lavoro o giuslavorista - come con abbreviato lessico moderno si usa definire gli studiosi del Diritto del Lavoro - e sui cui testi ho avuto l'immeritato onore di studiare la relativa materia di Diritto del Lavoro, che era tra i miei esami al corso di laurea in giurisprudenza all'Università Federico II di Napoli), che ha avuto tante particolari attenzioni in direzione della sua riforma-svuotamento da parte del governo del signor Monti da Milano, non era e non è il problema del nostro Paese, ma era ed è un serio problema per chi vuole sottomettere alla sue insane mire il nostro Paese.
Un problema, quello dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, che il Prof. Giacinto Auriti aveva risolto, positivamente e per tutti, alla radice e già molti anni fa e prima della signora Fornero.
Lo scritto che qui segue è tratto da IL PAESE DELL'UTOPIA - Le malattie del plusvalore e della flessibilità -.
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Nei corpi sociali le idee sbagliate sono come le malattie del corpo umano: e le malattie croniche del mondo del lavoro sono due: il plusvalore e la flessibilità.
Quando Marx affermava che il datore di lavoro sfruttava parassitariamente il lavoratore perché si appropriava del margine di profitto, cioè del plusvalore, poneva la premessa ideologica su cui nasceva il sindacato come strumento di rivoluzione con lo scopo di rivendicare, sotto forma di aumento di salari, il plusvalore.
Poiché il lavoro libero si distingue dal lavoro schiavo, perché basato sulla libera contrattazione dei compensi; l'esasperata applicazione della teoria del plusvalore, distrugge il contratto del lavoro, poichè distrugge l'interesse a contrarre del datore di lavoro. Questa malattia culturale costituisce l'anticamera o della disoccupazione o del lavoro senza contratto (che è il ritorno alla schiavitù o quantomeno al lavoro nero).
Con l'avvento della globalizzazione e la concorrenza internazionale dei mercati del lavoro, questa malattia si è talmente aggravata da esplodere in conflittualità, non solo tra datori di lavoro e sindacato, ma anche nei confronti delle autorità di governo.
La prognosi è diventata decisamente infausta con la seconda malattia della flessibilità, la cui terapia è impossibile, poiché è stata sbagliata la diagnosi.
Con la flessibilità, la riduzione del potere d'acquisto dei salari non è imputabile al datore di lavoro o al governo, ma ai vertici delle banche centrali, perché solo queste hanno il potere di determinare arbitrariamente spinte deflazionistiche o di sottovalutazione monetaria, costringendo gli imprenditori o a cessare le attività produttive, o ad accettare la flessibilità, adeguando costi e prezzi alle oscillazioni di valori monetari che guidano la stessa globalizzazione dei mercati.
Quindi, le rivendicazioni sindacali, con le relative contestazioni (compresa la c. d. intangibilità dell'art. 18), non vanno sollevate come conflittualità sindacali nei confronti dei datori di lavoro, ma nei confronti della banca centrale, in modo compatto da governo, datori di lavoro e lavoratori.
La flessibilità attiene, infatti, al potere d'acquisto della moneta.
Il valore indotto non ha nulla a che fare col plusvalore.
La soluzione radicale di questi problemi (e non solo di questi) sta nell'attuazione del principio della proprietà popolare della moneta.
Solo restituendo la moneta ai legittimi proprietari - che ne sno stati criminalmente espropriati - sarà possibile razionalizzare il sistema.
Non a caso San Tommaso afferma che l'etica è un aspetto della razionalità.
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